Di cosa parliamo quando parliamo di "psichiatria narrativa"
A cura di Antonio Virzì
Il professor Antonio Virzì, psichiatra e presidente eletto SIMeN, commenta l'articolo del dottor Fabio Foti "Un'esperienza di Psichiatria Narrativa", sottolineando la complessità intrinseca nella definizione di "Psichiatria Narrativa" e auspicando l'apertura di un dibattito.
L’articolo del dr. Foti rispecchia un’esperienza comune e condivisa, anche se per vari motivi il disagio è meno espresso di quanto non dovrebbe, che sento molto mia.
Il termine che utilizza per descrivere la sua esperienza, “psichiatria narrativa”, segue un’abitudine che si sta sempre più diffondendo: l’appropriazione dell’aggettivo “narrativo” da parte delle diverse specialità. Sentiamo parlare così di nefrologia narrativa, di cardiologia narrativa, di nursing narrativo e anche, appunto, di psichiatria narrativa. Un’appropriazione che forse è sintomo non solo di una moda, ma anche di un’esigenza sentita di valorizzare le narrazioni in tutti gli ambiti della medicina, della cura e della promozione della salute (in fondo l’obiettivo principale della Medicina Narrativa).
Per la Psichiatria, ancora di più che per la Medicina nel suo complesso, la narrazione è una componente indispensabile che storicamente ha assunto anche una sua vita propria divenendo la base di ogni psicoterapia. Tuttavia, come per le altre aree mediche, La Psichiatria non si è sottratta alle conseguenze dei successi dello sviluppo scientifico e delle tecnologie, riducendosi la narrazione prima alla sola raccolta dell’anamnesi, sempre più storia della malattia che della persona, con qualche annotazione sugli “eventi di vita”, fino a ridursi a pochi dati su una cartella elettronica. In questo percorso (a volte anche con complicità e malcelata soddisfazione!) la Psichiatria ha finito per sovrapporsi a tutte le altre pratiche mediche basate sul percorso sintomi diagnosi terapia, dove lo spazio per la narrazione dell’uomo si è persa.
Si comprenderà bene come parlare di “Psichiatria narrativa” sia molto più complesso che per le altre branche mediche. Se già quando si curano i pazienti affetti da qualunque altra patologia i rischi di una deriva psicoterapica specifica siano forti, trasformando ogni paziente in un paziente da psicoterapia, o altrettanto male, separando ancora di più chi si occupa del corpo del paziente, il medico, e chi si occupa della sua psiche (o anima!), uno dei tanti operatori psi…
In Psichiatria il rischio di sconfinamento in una vera e propria psicoterapia è molto più alto visto il ruolo che la storia del paziente ha per la sua terapia. In tal senso credo che la “psichiatria narrativa” di cui parla il dottor Foti non è da intendersi, quindi, con una delle diverse famiglie di psicoterapia o di terapia narrativa e non va confusa con queste che richiedono una formazione specifica in scuole ufficiali e con diversi anni di studio. La Consensus Conference del 2014 ci ha messo in guardia sulla necessità di distinguere la Medicina Narrativa dagli utilizzi delle narrazioni a scopi terapeutici e devo confessare di aver dovuto insistere molto per raggiungere questo obiettivo.
In conclusione, ho apprezzato molto le considerazioni del dottore Foti, che credo possano contribuire a un recupero anche in Psichiatria di una dimensione del medico (e medico lo psichiatra resta a dispetto di qualunque altro operatore della sanità!) che è universale e indipendente dalla sua specializzazione. Queste affermazioni possono anche non essere condivise da tutti, ma ritengo che, vista la novità del problema, nessuno possa dispiacersi di un dibattito che aiuti una maggiore consapevolezza di quello che ogni giorno come Psichiatri facciamo (o cerchiamo di fare).
Antonio Virzì fondatore e Presidente Eletto della Società Italiana di Medicina Narrativa, è specializzato in Neurologia, Psichiatria e Psicologia, ed è professore presso l’Università di Catania nonché direttore dell’U.O.C. Psichiatria di Ragusa – Vittoria. Autore di oltre trecento pubblicazioni, ha svolto ricerca presso la Clinica Universitaria dell’Università di Catania, con particolare attenzione all’area clinica, riabilitativa e psicosociale. Negli ultimi anni, il suo interesse si è focalizzato sui temi della didattica medica, con approfondimenti sul rapporto medico-paziente e sulla Medicina Narrativa.