Mi accingo a scrivere questo editoriale con un misto di soddisfazione e di timore. Soddisfazione perché si concretizzano fatiche che chi ha avuto esperienze editoriali conosce bene, timore perché avverto l’importanza di questo momento e non vorrei deludere le aspettative che inevitabilmente si creano di fronte a quello che dovrebbe essere un vero e proprio atto di nascita di una creatura. Un altro timore è poi rappresentato dal rischio di essere banale o retorico, o entrambi. Come uscirne?
Forse la maniera più facile e anche quella a me più congeniale è di scrivere semplicemente poche parole sul perché di questa iniziativa ed esprimere un augurio.
Medicina Narrativa nasce per essere un momento concreto di aggregazione per tutti quelli che hanno scoperto ( o riscoperto ) questo modo di fare Medicina per renderlo da una parte sempre più diffuso e condiviso, dall’altra sempre più scientificamente approfondito e accreditato. L’obiettivo è volutamente lasciato aperto perché è mio desiderio che la sua struttura non sia rigida , ma si arricchisca dei suggerimenti che spero arrivino nel tempo prendendo la forma che gli Autori vorranno dare. In tal senso va letto Il rapporto con la altrettanto giovane Società Italiana di Medicina Narrativa: non solo voce della Società, ma sua vera e propria anima e ragione di essere.
L’augurio è quello che non manchino i contributi, quelli “scientifici”, senza i quali non ci può essere confronto oggettivo, e quelli “narrativi”, ad evitare che proprio in queste pagine si riproponga la mortificazione delle emozioni del paziente e di chi gli vive accanto. Manca ancora un auspicio, forse il più importante per fare crescere questa iniziativa: che non si spenga quell’entusiasmo di tutti i componenti della Redazione, senza il quale questo primo numero non sarebbe nato.
Antonio Virzì