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Notizie e narrazioni

Intervista a Maria Giulia Marini

Intervista a Maria Giulia Marini

A cura di Antonio Virzì

Perché un libro di medicina narrativa?
perché malgrado il grande fermento che c'è su questa nuova disciplina, ancora la maggior parte dei professionisti sanitari, medici, infermieri e altri operatori non l'hanno mai sentita nominare e altri invece, proprio perché ne hanno  sentito l'aggettivo "narrativa" si sono tenuti distanti pensando che fosse qualcosa di molto lontano dalla scienza clinica, che rimandasse alla finzione letteraria. Questo libro desidera fare chiarezza su cosa sia la medicina narrativa, come la si può utilizzare anche in modo e in un mondo scientifico e quale può essere il beneficio nella sua applicazione. Certamente senza diventare fanatici. 
2) C'è quindi una scienza della medicina narrativa?
A mio parere sì, è una neo-scienza e nasce dall'insieme di tante discipline: le scienze cliniche, le scienze umane, le scienze - e così mi piace chiamarle - letterarie: sì, mi piace pensare alla medicina narrativa come un ponte tra tutte queste discipline. Sulla foto di copertina c'è un ponte a schiena d'asino: il ponte antico è  simbolico di una  una scienza che congiunge le nostre parti più arcaiche con la contemporaneità. E poi che ci unisce  con le nostre parti più profonde, di fronte alle domande esistenziali che nascono di fronte all'alternanza o alla compresenza di salute e malattia.

Perché una casa editrice  di natura scientifica ha desiderato pubblicare un libro di medicina narrativa?
E' una scommessa per loro. E' stato entusiasmante vedere come solo dopo qualche giorno dalla mia proposta editoriale che desiderava contribuire nel dare dignità scientifica a questa neo- scienza mi abbiano dato luce verde. Anche la casa editrice si è resa conto che questa medicina e sanità contemporanea ha bisogno di nuovi stimoli per uscire dalla crisi in cui molti operatori vivono.

Crisi?
E' un momento molto particolare per tutti i servizi sanitari, sia pubblici che privati: i professionisti sanitari hanno ritmi e pressioni intensissime: la medicina narrativa serve a fermare il tempo, a prendersi quei cinque minuti in più per riflettere su come si fa il proprio mestiere e su cosa la persona che ci sta di fronte, o nel letto chiede veramente.

Cinque minuti in più? Non è una semplificazione?
All'inizio bisognerà dedicare tempo e alla ri-scoperta dell'importanza della narrazione dei casi, dell'ascolto, dell'osservazione e della scrittura. La chiamo ri-scoperta perché sono attitudini con cui generalmente nasciamo ma che purtroppo nelle facoltà scientifiche si atrofizzano. Per fortuna anche le facoltà scientifiche si stanno rinnovando, e alcune si fanno promotrici nell'includere nel loro corso di studi anche le "medical humanities" e la "medicina narrativa". Il libro è pensato in prevenzione, ovvero come libro di testo per le università, lauree e specialità.... prima che sia troppo tardi.

Tardi in che senso?
Dal terzo anno delle facoltà scientifiche l'empatia, la comprensione rispetto alla vita dell'altro diminuisce:  il medico diventa sempre più "prescrittivo", tende a comandare., ordinare senza ascoltare molto. Se riuscissimo già solo a rallentare questo ritmo vorticoso di automatismi per fermarsi a riflettere- e questo lo facciamo narrando i fatti- e quindi associandoli tra loro e aumentando di consapevolezza sarebbe già un risultato grandioso. La cosa positiva è che alcune facoltà di medicina e scienze infermieristiche inseriscono dei corsi di medicina narrativa e medical humanities già nel programma del corso di laurea. E queste facoltà stanno diventando sempre più numerose. Da Boston, New York, Londra e ora anche Milano, Roma Bari. Insomma anche l'Italia ha una posizione di avanguardia rispetto alla questione della formazione dei futuri medici.

Narrative medicine è scritto in inglese: come mai da una persona di madre lingua italiana?
Non voglio rispondere con una banalità, come è stata una sfida. Ho pensato che la lingua inglese comunque volente o nolente è la lingua veicolare odierna, per la scienza, la politica e la quotidianità. E poi mentre scrivevo mi sono accorta che i miei pensieri prendevano maggiore chiarezza in un 'altra lingua, lonyana dall'italiano, e c'era meno coinvolgimento emozionale. E' stato un aumento di consapevolezza. E poi i termini su alcuni aspetti di medicina e di narrazione sono più circostanziati in inglese: pensiamo solo alla fatidica triplice definizione di malattia, disease, illness e sickness. Noi diciamo semplicemente malattia. Per fortuna ho avuto una revisione straordinaria da parte di Manuella Walker, italiana e americana che mi ha sostenuto per l'intero libro.

E della evidence based medicine cosa possiamo dire?
Certo non ha fatto il suo tempo: è stato distorto il messaggio originale di Sackett per fare della medicina basata sulle evidenze uno strumento di controllo di gestione. Ma sono convinta che la EBM e la medicina narrativa possano veramente convivere in una coppia armoniosa.


Autore Marini, Maria Giulia
Titolo Narrative Medicine
Bridging the Gap between Evidence-Based Care and Medical Humanities
Editore Springer




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