Abbiamo intevistato Vincenzo Alastra, Direttore della Struttura Complessa "Formazione e Comunicazione" della ASL di Biella e professore a contratto presso l'università di Torino, promotore e membro del comitato scientifico del convegno.
Il Convegno Pensieri Circolari: è alla sua seconda edizione. Qual è stata la risposta all'iniziativa e quali i principali insights emersi
La prima edizione del Convegno nel 2014 è stato un evento straordinario: 2 giorni emotivamente intensi all’insegna del “guardiamoci e contiamoci”. Non soltanto è stata l’occasione per trovare “fratelli di pensiero”, ma anche per vivere una reciproca rassicurazione e proseguire con maggior coraggio e forza le attività legate all’approccio narrativo.
Che cosa significa? Che abbiamo colto un bisogno condiviso, lo stesso bisogno che abbiamo visto nei mesi successivi riproporsi anche in altri contesti, come a Ragusa al Congresso SIMeN o in occasione della Consensus Conference. Il bisogno di stringere alleanze, uniti da un’idea appassionante come quella della medicina narrativa, per legittimare un approccio che non trova ancora un appoggio diffuso.
Qual è, a suo avviso, la situazione attuale della Medicina Narrativa in Italia?
La situazione attuale dell’approccio narrativo in Italia è quello di una rete in cui i principali nodi mostrano un’ampia disponibilità a collaborare. Questa rete deve continuare a essere coltivata affinché possa crescere e affermarsi, meglio se secondo un modello coerente con l’approccio: una co-costruzione della rete come narrazione. Diventa sempre più necessario inoltre garantire un maggior rigore nella definizione di che cos’è la Medicina Narrativa e nelle metodologie, per evitare che si creino pericolose confusioni.
Quali collaborazioni e nuovi progetti sono nati dopo il Convegno del 2014?
Dopo il Convegno, un grande lavoro è stato dedicato alla redazione del libro "Pensieri Circolari": non abbiamo semplicemente raccolto gli atti del Congresso, perché ciascun relatore ha sentito la necessità di rielaborare i contenuti sulla base di quanto era avvenuto durante il Convegno.
I nuovi progetti sono nati per noi in primo luogo sul nostro territorio: a Biella abbiamo incrementato sia le attività formative, con i laboratori, sia le attività di semina di concetti e idee legate all'approccio narrativo, tramite conferenze e “pillole formative” più teoriche.
Un vero e proprio fiorire di iniziative che ha dato vita a una nuova pubblicazione: “Ambienti Narrativi”
Nella nostra ASL abbiamo inoltre approfondito i rapporti con i clinici, soprattutto infermieri ma anche giovani medici, e continuato ad intercettare storie di pazienti.
Oltre ai progetti sul territorio abbiamo stretto la nostra collaborazione sia con l’Università Bicocca di Milano sia con l’Università di Torino.
Il focus del Convegno Pensieri Circolari di quest’anno sarà “le immagini della cura: fotografia, cinema e digital storytelling”. Perché questa scelta?
Anche se - ci tengo a sottolinearlo - la mia passione principale rimangono i laboratori di scrittura autobiografici, non possiamo dimenticare che le modalità narrative si sono arricchite e sono cambiate. In particolare con l’avvento del digitale 2.0, è avvenuto un secondo passaggio: da fruitori di un’offerta più ampia di narrazioni (la televisione, il cinema) siamo diventati sempre più produttori di storie. Un cambiamento che riverbera su numerosi aspetti: cambia il modo di considerare l’identità, la comunicazione, la relazione con gli altri.
La riflessione del Convegno di quest’anno ha quindi una dimensione antropologica, sociologica, psicosociale e pedagogica, attenta a questi cambiamenti.
Nell'arco dell’ultimo anno con la Prof.ssa Barbara Bruschi dell’Università di Torino, abbiamo condotto alcuni laboratori di Digital Storytelling, in piccoli gruppi, che hanno coinvolto pazienti e operatori. In particolare i temi affrontati sono stati quelli della salute mentale, dei traumi fisici e della cronicità. Quest’esperienza, che a breve avrà spazio anche in un sito, ci ha permesso di sviluppare importanti affondi metodologici, di cui parleremo durante il Convegno
Quali sono a suo avviso le opportunità e i rischi delle nuove forme di narrazione che stanno emergendo con il digitale e con la diffusione dei social network?
Quando ci si racconta online, non bisogna dimenticare che la narrazione cristallizza un momento rendendolo permanente. Quel racconto poi vivrà una vita propria, rivolgendosi a fruitori diversi e ricollocandosi in contesti diversi da quelli in cui è nato, per questo va sorvegliato.
Ma prima ancora lo spazio di condivisione social deve essere utilizzato con parsimonia. La dilatazione delle narrazioni a cui stiamo assistendo andrebbe compensata con il recupero della dimensione del segreto, all'abitudine alla narrazione per sé.
Nei laboratori di Digital Storytelling ne abbiamo esplorato anche la dimensione etica. Il laboratorio non è tanto il prodotto che ne emerge, ma l’esperienza vissuta nell'elaborazione di una narrazione digitale. I partecipanti possono decidere liberamente se condividerla o meno e, nel caso decidano di farlo, imparare a governarlo.
Diverse sono le finalità: da un lato c’è una dimensione individuale, quella della presa di parola con noi stessi; dall’altro c’è una finalità sociale ed educativa. Condividere la propria storia sul web significa dare parole, vigore e speranza anche agli altri pazienti. Questa seconda dimensione è fondamentale anche per dare un senso alle storie, che non rappresentano soltanto uno sfogo, ma la possibilità di innescare un cambiamento individuale e sociale.
Le storie sono potenti, ma di per sé non tutte le storie sono “buone”. E’ importante che all'interno dell’approccio narrativo trovi spazio anche una riflessione etica, che riguarda la responsabilità nei confronti delle storie, responsabilità nei confronti di come le storie possono venire utilizzate.
Nei nostri laboratori di digital storytelling, le narrazioni nascono da uno stimolo trasformativo che è volto a favorire uno sviluppo, una “buona storia” , sia per chi partecipa al laboratorio sia in favore di chi in futuro potrà fruirne.
Bibliografia
V. Alastra – F. Batini (a cura di), “Pensieri circolari. Narrazione, formazione e cura”, Pensa Multimedia ed.
V. Alastra – F. Batini (a cura di), "Ambienti narrativi, territori di cura e formazione", FrancoAngeli ed., 2016